In ricordo dell’Alpino Giancarlo Guarisco

Se n’è  andato  improvvisamente. E  allora  viene  spontaneo  ricordare  le parole di Gesù “ Siate pronti con la cintura ai fianchi e le lucerne accese; siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli subito appena arriva e bussa alla porta…”. Con questa similitudine il Signore ci parla del significato della vita e ci dice che, se saremo svegli quando arriverà la sua chiamata, riceveremo la ricompensa del Paradiso; una ricompensa che non finirà mai, cioè eterna. La morte di Giancarlo è la dimostrazione di questa parabola del Vangelo; lui viveva solo e la notizia della sua morte è trapelata solo dopo che un amico, non vedendolo arrivare ad appuntamento, si è preoccupato e ha lanciato l’allarme.
Giancarlo non era sposato; però, sin dalla gioventù, aveva scelto di unirsi in una sorta di matrimonio con la montagna; la sua era una passione sincera, appassionata e coinvolgente. Chi l’ha ben conosciuto potrebbe raccontare dei cento e cento episodi a dimostrazione di questo sua particolare predilezione che ha riempito tutta la sua vita. 
Nell’omelia del commiato il parroco don Luigi ha ricordato che nella preghiera del Santo c’è la frase “..in alto i cuori…”…e Giancarlo molte volte ha elevato il suo cuore sulle cime a lui tanto care, laddove il Paradiso è più vicino e invita alla riflessione sul  tempo della nostra vita e su come ci prepariamo per ottenere la “ricompensa del Paradiso”.
Il presidente del CAO Como – Club Alpino Operaio, Erio Molteni  – ha ricordato con visibile commozione che Giancarlo era un socio fedelissimo, sempre impegnato e di esempio per tutti; al termine delle molteplici attività, quando aveva la certezza che tutto si era svolto per il meglio, era solito dire:”.. e anca stavolta l’è andada ben…”. E così si manteneva viva in lui la passione e la volontà che lo portavano ad organizzare e a partecipare alla successiva.
Aveva più di 80 anni ma era ancora in gamba con un fisico sempre pronto alle ascensioni, non più quelle impegnative della gioventù, ma sempre di livello sufficiente per mantenere il patto che in gioventù aveva stabilito con la montagna.
Aveva fatto la naja alpina negli anni ’50, quando la vita di caserma era certamente più faticosa di quella che sarebbe stata da dieci anni dopo in avanti, ed era iscritto da molti anni al Gruppo Alpini di Albate che però frequentava poco a causa del suo impegno nel CAO Como; in precedenza invece la sua presenza nella sede del gruppo era abituale insieme ai suoi amici muntagnit; da sempre aveva il merito di rinnovare puntualmente il bollino associativo ad ogni inizio anno.
Adesso ha raggiunto in Paradiso gli altri Alpini di Albate che lo hanno preceduto e che, dopo 43 dalla rifondazione del gruppo, hanno superato le quaranta unità. E non c’è augurio migliore che quello di pregare con le parole di Bepi De Marzi che 22.000 giorni fa ha scritto:

Dio del cielo, Signore delle cime, un nostro Amico hai chiesto alla montagna.
Ma ti preghiamo; su nel Paradiso lascialo andare per le tue montagne

Santa Maria, Signora della neve copri col bianco, soffice mantello
il nostro Amico, nostro Fratello; su nel paradiso lascialo andare per le tue montagne