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In ricordo di Pierangelo Guarisco 30/5/2014

(ppg) In occasione della scomparsa dell’amico Pierangelo Guarisco, avvenuta domenica 25 Maggio 2014 , mi è stato chiesto di scrivere un suo ricordo. Ho accettato e ringraziato perché mi è offerto lo spunto di serbare memoria di questo carissimo amico. E lo faccio con il cuore ; il perché lo capirete leggendo.   
Con Pierangelo non è mai esistito un momento della vita che io possa ricordare con un  “…ci siamo incontrati per la prima volta…” . Il motivo è che siamo nati sotto lo stesso tetto  - appena terminata la guerra - di fronte alla Chiesa Parrocchiale  e quando il nostro crescere raggiunse il punto in cui la “memoria”  cioè  “il rendersi conto della successione degli eventi”  ha fatto capolino nelle nostre teste, ci siamo “riconosciuti” nel modo più naturale possibile nel cortile comune dove i nostri genitori  -  ma più spesso i nonni  - ci accudivano  (e ci sgridavano)  durante i pochi momenti di libertà dal lavoro.
Non ci lasciavano mai soli : quando i nostri “custodi maggiori” dovevano assentarsi,  entravano in servizio i sostituti nelle persone dei fratelli di Pierangelo cioè Emilio – sei anni – e Giovanni che invece era “grande”  avendo già raggiunto la ragguardevole età di …. dieci anni… ! Io, essendo all’epoca ancora figlio unico primogenito non avevo fratelli che potessero prendersi cura di me.   
Ma la cosa più bella che ricordo di quei tempi – e che tuttora è causa di un po’ di  rimpianto – era l’ innata, semplice e naturale propensione delle famiglie a collaborare tra loro in tutte le necessità della vita che, negli anni immediatamente successivi alla guerra, era tutt’ altro che facile ; si prendevano cura dei figli altrui e i bambini entravano nelle case di tutti, sempre accolti come propri. Erano fatti del tutto normali, abitudini consolidatesi col passar del tempo, frutti del vivere nel medesimo cortile o casolare che favoriva la comunione anche delle risorse più modeste.
Sono esempi splendidi di un modo di vivere che non c’è più ma che  - nella vita frenetica e in alcuni casi financo disumana del nostro tempo - ci insegnano molto.

E dopo i giochi in cortile la nostra crescita continuò all’ Asilo Infantile delle Suore – futura Scuola dell’ Infanzia S. Antonino -  cui si arrivava percorrendo il “Pianun” che è l’ attuale via Ripamonti. Per ironia questo “Pianun” , lungi dall’ essere un qualcosa di pianeggiante come l’affermazione dialettale vorrebbe far credere,  era un sentiero ripido e malmesso che si trasformava in torrente durante i temporali. Ma nessuno  si lamentava percorrendolo.   
E poi, più o meno al momento di iniziare la scuola elementare,  arrivò l’ Oratorio. Era, ed è ancora, vicinissimo all’abitazione di Pierangelo  - che era anche la mia -  per cui divenne naturale trasferire lì i nostri giochi. Finalmente i nostri genitori potettero tirare un sospiro di sollievo perché noi bambini di allora non eravamo tanto tranquilli ; la nostra maestra, Crocerossina di Guerra ancora attiva, diceva alle mamme che eravamo i figli della guerra, essendo più che evidente il nostro nervosismo. Però ella stessa non tardava, quando necessario,  ad affibbiare all ’ inquieto di turno uno scapaccione che, per ingentilirlo, chiamava “scappellotto” .
Ecco perché c’ entra il cuore ; Pierangelo ed io abbiamo vissuto in prima persona quegli anni , siamo cresciuti facendo le stesse cose insieme ; la sua scomparsa ha portato via un bel po’ di questi ricordi e chi resta deve conservarli gelosamente nel proprio cuore, perché sono parte della storia personale di ciascuno.
Dopo la scuola elementare ognuno di noi scelse strade diverse e questo fatto provocò un cambiamento di vita e una naturale divisione. Nel frattempo la mia famiglia aveva cambiato abitazione, non più nella Piazza della Chiesa ma verso la “periferia” .
L’ Oratorio continuava ad essere il principale centro di aggregazione almeno fino alla chiamata alle armi della stragrande maggioranza di noi, avvenuta alla metà degli anni ’60. In Oratorio ci si vedeva se non tutti i giorni, almeno qualche volta durante la settimana e sempre alla domenica.
E poi ad Albate arrivarono gli Alpini e con loro la sede situata proprio di fianco alla vecchia abitazione della nostra fanciullezza ; sede che era di proprietà di Emilio, fratello di Pierangelo. Fu giustappunto con Emilio che, negli anni 1983 – 1984, gli Alpini ne concordarono l’acquisto, potendo finalmente avere un  luogo  stabile e di riferimento fisso. Pierangelo ha sempre frequentato  da amico il Gruppo Alpini,  spesso aiutando quando necessario soprattutto in cucina per la quale nutriva grande passione.
Sono altrettanto famose le sue partite a Scopa, in coppia o in contrapposizione ad un altro grande amico e coscritto anch’egli scomparso : Bernardo Agnella.  Per lui era un modo sereno per dimenticare  - seppure per pochi momenti  - i fastidi della vita e mantenere intatta l’amicizia.
Con la scomparsa di Pierangelo il Gruppo Alpini ha perso un amico fedele,  una persona semplice dal cuore grande grande, come disse don Antonio nell’ omelia del commiato.
Quando muoiono, gli Alpini sono destinati al “Paradiso di Cantore”  ; ma siamo certi che quando muoiono gli Amici degli Alpini c’è anche per loro un posto lì  vicino perché di essi c’è già un gruppettino partito prima e pronto a ricevere i nuovi arrivati.
Ciao Pierangelo, io non posso che ringraziarti dei bellissimi anni passati che, anche se lontani nel tempo sono sempre vicini al cuore. E anche tutti gli Alpini di Albate si uniscono al mio sentimento di gratitudine per tutto quello che hai fatto con passione e con impegno.
Alla cara Vienna, ai figli e alle loro famiglie le più sincere condoglianze e un affettuoso ricordo unito alla preghiera.