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In ricordo di Eugenio Corti 6/2/2014

alt(ppg)  Nella sua casa di Besana Brianza, si è spento all’ età di 93 anni lo scrittore brianzolo Eugenio Corti autore, fra gli altri, del famoso  romanzo “Il Cavallo Rosso”. Era nato il 21 gennaio 1921.
La decisione di dedicare tutta la sua vita alla scrittura scaturì durante la prima ritirata di Russia (dicembre  1942) quando, Sottotenente di Artiglieria poco più che ventenne, si trovò circondato e bloccato ad Arbusov,  località che nel  romanzo ebbe a chiamare con perfetto realismo  “Valle della Morte”,  e riuscì miracolosamente a salvarsi con l’ aiuto del suo fedelissimo attendente.
La sua fede profondamente cattolica lo convinse che fu Nostro Signore a sottrarlo da morte certa. Promise quindi che si sarebbe dedicato a far conoscere con la propria vita e con la scrittura, quella parte del “Padre Nostro” che recita “…..venga il tuo Regno…”. In molte delle interviste che senza alcuna difficoltà concedeva, ricordava questa sua “vocazione” alla quale è rimasto fedele fino all’ultimo respiro.

Il Gruppo Alpini di Albate ha avuto la fortuna non solo di conoscerlo e di arricchirsi della sua amicizia, ma di averlo avuto ospite in due occasioni : nel 1995 quando venne ad Albate per ricordare il futuro Beato Don Carlo Gnocchi al quale era legato da profonda amicizia e che aveva celebrato il suo matrimonio con Wanda ; nel 2001 alla “Serata della Memoria” tenutasi a Como nel salone don Guanella, per ricordare, con l’aiuto di letture di alcuni suoi brani, i Caduti e i Dispersi di tutte le guerre.
E per organizzare questi eventi, fummo ospiti nella sua bella casa di Besana Brianza ; momenti di grande famigliarità nei quali il Corti si lasciava andare al racconto della sua vita, ricordando, fra le molte cose successe, la grande amicizia che lo legava a Don Carlo Gnocchi, futuro Beato.
Uomo dall’animo semplice, schivo,  legato alla sua terra di Brianza e alla sua gente che ricordava per essere da sempre esempio di cristianità vissuta nel quotidiano.
Nel 2010 fu proposto al Premio Nobel per la Letteratura ; saputa la notizia si schermì pur ritenendosi meritevole, dicendo che altra categoria di scrittori avrebbe avuto l’onore, sottintendendo con questo che la sua fede cattolica e profondamente  anticomunista, l’ avrebbe relegato ancora una volta nelle retrovie della notorietà.
Noi però sappiamo che Eugenio Corti è lo scrittore cattolico più amato in Italia e che i suoi scritti hanno varcato addirittura anche i confini della Russia.
Nella sua vita ha sempre manifestato grande stima per gli Alpini rammaricandosi di non farne parte e ricordando che, al momento della sua chiamata alle armi, il Comune di Besana Brianza era escluso dal reclutamento alpino  mentre lo era a tutti gli effetti il confinante Comune di Monticello.
Per questa sua caratteristica gli Alpini lo ricorderanno sempre come grandissimo amico e gli manifesteranno la vicinanza e la riconoscenza accorrendo in massa con Vessilli e Gagliardetti ai suoi funerali che saranno celebrati sabato 8 Febbraio nella Chiesa Prepositurale di Besana Brianza.
Di lui rimarranno per sempre i meravigliosi scritti nei quali ha raccontato la storia di alcuni decenni del ventesimo secolo passato, storia spesso tragica e inumana ma sempre sorretta da un fortissimo senso religioso e da una dimensione etica che rimane intatta anche dopo la sua scomparsa.
E non possiamo chiudere questo breve ricordo dello scrittore e amico Eugenio Corti, senza rileggere insieme il brano con il quale, nel suo romanzo “Il Cavallo Rosso” descrive magistralmente chi sono gli  Alpini.
Con indelebile segno di stima e di gratitudine.


“…….Alpini e Artiglieri da montagna erano anche nell’aspetto diversi sia dai bersaglieri che dalle truppe ordinarie. Fisicamente solidi a causa della vita dura della montagna cui erano abituati fin da bambini, ma del tutto alieni da atteggiamenti arditistici, davano a chi li osservava un’ impressione di forza insieme rude e tranquilla.
Sebbene non inclini all’aggressività (in  Grecia questo fatto aveva sul principio creato seri grattacapi ai comandi) essi non erano disposti a cedere alla forza  altrui, perché per un uomo, anche per il più modesto, cedere alla forza non è dignitoso.
Il loro notorio spirito di corpo – molto evidente -  era una naturale prosecuzione di quello paesano e di vallata, per il quale si sentivano alla fine membri d’ un’ unica famiglia ; aggiungendosi la sperimentata fiducia che ogni Alpino riponeva nei propri compagni, (stava qui senza dubbio la loro risorsa maggiore) essi tendevano a rimanere in ogni circostanza uniti ; e se per caso le vicende del combattimento ne disunivano qualcuno, questi appena poteva provvedeva da sé a riunirsi ai suoi.
Gente dal semplice cuore, gli Alpini erano inoltre tutto meno che furbi (se almeno in questo gli altri italiani gli somigliassero un po’ !) . Come di norma il montanaro, ciascuno di loro faceva molto conto dei propri modesti strumenti (dunque anche della propria arma) pronto perfino a sacrificarsi per non perderli. E tuttavia non avevano affatto un culto per i mezzi (come l’ hanno ad esempio i tedeschi, che pure sono soldati indubbiamente valorosi) : agli Alpini di armi ne bastava un minimo, al limite quelle individuali e di squadra, o poco più. Perciò anche una volta rimasti, a  causa della situazione, privi dei loro mezzi più potenti, essi non si sarebbero scoraggiati.
Non vogliamo idealizzarli, ma ci sembra di poter affermare che nell’attuale civiltà della materia e delle macchine, questa gente che – senza forse rendersene conto – si sosteneva soprattutto sullo spirito, costituiva una grande eccezione. Perfino quando gli capitava di essere sconfitti, essi in cuor loro (a motivo del dovere compiuto) non si sentivano espressamente tali ; d’ altra parte sconfiggerli era molto difficile….”

Le foto dell' Incontro con Eugenio Corti nel Salone Don Guanella a Como nel 2001