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In ricordo di Andrea Ricetti 30/1/2017

Oggi 29 gennaio 2017 Andrea Ricetti, il “Vecio” del Gruppo Alpini di Albate, classe 1929, Brigata Tridentina, 6° Reggimento Alpini, Battaglione Trento, caserma “Cesare Battisti” a Monguelfo, motto “Audacemente ascendere”, ha raggiunto il Paradiso di Cantore e ha preso dimora in quell’ angolo che, da qualche decennio, è riservato alle Penne Nere albatesi.

E la cosa più bella che ci viene in mente per ricordarlo, è prendere spunto dal testo di un canto che, tra le composizioni musicali che formano lo straordinario mondo della musica, sembra scritto apposta per lui:

Sotto le cime di quegli alti monti
La mamma mia riposa tra i fior
I fiori più belli e più profumati
Di quelle montagne dove io sono naà.

Quando, piccino, su un letto di foglie
Sempre dormivo accanto a lei
Diceva: “ricordati, e portami un fiore
Quando sarò anch’io vicino al tuo papà.”

La mamma è morta e devo partire
Devo partire e andar a lavorar
E devo lasciare i miei cari monti
Come faremo a portarle quei bei fior.

Ho seminato un campo di rose
Nel cimitero abbandonà
La neve tra i monti sciogliendosi al sole
Di quel cimiteri i fiori bagnerà.

 

 

 Il canto racconta la storia di un giovane che, non trovando lavoro nel paese natio, si trova costretto suo malgrado ad emigrare; ma lui sa anche che, nel cimitero del paese - sotto le cime di quegli alti monti - sono sepolti i suoi genitori. E il giovane, pur nella consapevolezza di essere costretto ad abbandonare i luoghi di origine, è assalito da un senso di struggimento perché la lontananza gli impedirà di portare un fiore sulla loro tomba.
Anche Andrea “forse” ha vissuto un momento simile nella sua vita. Nativo di Ponte Valtellina, in ValFontana … in quella valle vasta, ricca di maggenghi e di pascoli che s’apre a oriente di Ponte e procede verso nord, percorsa da una strada praticabile ai carri a due ruote con due tronchi d’albero che poggiano le loro estremità sulla via e vengono così strascicate nella discesa che conduce fino a valle…lungo la costa che scorre da Valmalenco a Valfontana, e sulla quale sorgono gli abitati di Montagna, Pendolasco, Tresivio e Ponte …tuttavia sono pochi quelli che la conoscono, ed ancor meno quelli che la percorrono per camminare in ambienti incontaminati e di grande bellezza …dove fascino della montagna conserva ancora un aspetto solitario e selvaggio …
Noi non sappiamo delle reali condizioni che hanno spinto Andrea e la sua amata Fosca, negli anni immediatamente successivi alla guerra, ad abbandonare … quella valle vasta, ricca di maggenghi e di pascoli che s’apre a oriente di Ponte … e “forse” anche i genitori sepolti nel Cimitero di rose per “emigrare” ad Albate in cerca di lavoro e sicurezza per il futuro della famiglia. Sappiamo solo che quella scelta è la medesima fatta da molte altre famiglie valtellinesi che hanno abbandonato la terra di origine per cercare maggiori opportunità di vita. E così Andrea e Fosca divennero albatesi a tutti gli effetti.
Quando nel 1975 ad Albate fu ricostituito il Gruppo Alpini, Andrea ne fu uno dei più convinti sostenitori con una presenza attiva, constante ed esemplare per noi più giovani di lui di vent’anni. E’ in quel periodo che abbiamo cominciato a conoscerlo. Era un uomo “venuto dalla gavetta”, una sorta di “Homo selvadigo” incapace di far discorsi e insofferente quando le conversazioni, soprattutto quelle che scaturivano nei primi consigli direttivi, si prolungavano oltre misura. Insomma: uomo di niente parole, ma tanti fatti.
Quando c’era da lavorare, in quei momenti dimostrava tutta la sua esperienza di “magutt” maturata in decenni di attività; perché non va dimenticato che per la generazione di Andrea e per quelle a lui vicine, il lavoro iniziava a dodici-tredici-quattordici anni, cioè non appena terminata la quinta elementare.

Senza la sua competenza e la sua “mano” sarebbe stato impossibile per gli Alpini di Albate allestire la sede in soli dodici mesi e inaugurarla dopo un anno esatto dalla rifondazione del Gruppo; a furor di popolo Andrea era stato nominato Capocantiere e Direttore dei lavori. Quante ore passate ai suoi “comandi”, e quante soddisfazioni nel constatare la progressione dei lavori! Ma lui non dava peso alle nostre esternazioni di compiacimento perché, a motivo della responsabilità affidatagli, si limitava a ricordare a tutti i suoi “sudditi” che il lavoro non era finito.
Quante frasi e battute sono rimaste di quegli anni:” … Andrea, quand femm la gitada…? … Andrea, a gh’è da rebuca quel tooc da muur giù in fundAndrea, a lavuraa tropp a vegn seet, bevemm un bicer …Andrea, quel muur lì a l’è stort, te lasaà a ca ul piumb? … e la stagia in duvè l’è? …Andrea … ul too metar l’è rott, ga manca una steca da vint ghei; a l’è per quell che la misura l’è sbagliada … Andrea…quel gabaz chi l’è piscinin … Andrea …ul to frataz a l’è un besasc, ta vedatt minga che invece da lisciaà al faà dent i riigh? … Andrea… mi devi andaà a caà perché se no la mia dona la ma guarda puù in facia, sun sempar chi, l’è un puu da temp che la minacia d’andaà via lee, e dopo mi cus’a fu?…
Ma la cosa bella è che, lavoro dopo lavoro, battuta dopo battuta, bevuta dopo bevuta, è nata l’amicizia che, col passar del tempo, ha rinvigorito il novello Gruppo e l’ha fatto crescere. E Andrea, in questo, ci ha messo molto del suo, anche se inconsapevolmente, fino a trasferire la passione al figlio Massimo, Alpino del “Susa” che nell’anno 2013 è stato eletto Capogruppo.

Col passare degli anni e l’avanzare dell’età, la frequentazione di Andrea alle attività del gruppo è andata via via diminuendo anche se non mancava alle più importanti; ad esempio, in occasione del “Giorno del Ricordo” che si celebra il 10 febbraio per fare memoria della tragedia dei martiri delle foibe e dell’esodo delle genti istriane-fiumane-dalmate, ha più volte ricevuto nelle proprie mani il Tricolore donato al Gruppo Alpini per essere elevato, il 2 giugno, sul pennone del Monumento di Trecallo.
Nel 2012, a seguito della scomparsa di Michele Morstabilini, classe 1918 e in precedenza, nel 2011, quella di Carlo Montorfano, classe 1915, era diventato il “vecio” del Gruppo, carica che divideva in parti uguali con un altro Alpino suo coscritto e compaesano di Ponte Valtellina: Renzo Bonomi, anch’egli “andato avanti” alla fine del 2015.
Ed ora Andrea è in Paradiso a riposarsi degli innumerevoli sacrifici che la sua vita generosa gli ha chiesto perché “…chi è stato generoso verso il proprio fratello, permetterà al Padre di essere generoso con lui …” E da oggi ha ritrovato l’amicizia degli Alpini di Albate che l’hanno preceduto in quel luogo di Pace Eterna; ed è entrato a far parte di quel “piccolo plotone albatese” che, dall’alto, ci scruta con amore e ci invita a tener fede ai valori dei Padri con la Penna “sempre in alto”. Ciao Alpino Andrea Ricetti, riposa in pace.
Alla cara Fosca, ai figli Roberta e Massimo, ai nipoti e pronipoti, giunga inalterato il senso dell’affetto e del ricordo, uniti da una preghiera di suffragio.

Gli Alpini del Gruppo di Albate